Qual è la giusta opposizione?
In questi giorni, specialmente dopo l’aggressione a Berlusconi a colpi di souvenir, quella parte di mondo politico e anche di persone comuni che si contrappongono a lui e ai suoi seguaci, hanno assunto due atteggiamenti distinti:
- chi – come buona parte del PD, D’Alema in primis, continua a lavorare alla ricerca di un dialogo, un’accordo, un inciucio con la controparte
- chi – come parte del PD, Rosy Bindi, Di Pietro, l’IDV e anche una gran parte dei cittadini comuni – rimane fermissimo nella contrapposizione al PDL e al suo leader Silvio Berlusconi.
I primi cercano di stabilire quello che definiscono un clima più sereno costruttivo e lanciano (lo fanno da anni) argomenti di dialogo, propongono compromessi, cercano inciuci; i secondi invece vogliono la fine politica di Berlusconi, del suo modo di pensare e di agire
Purtroppo questo crea una profonda frattura all’interno dell’opposizione. I primi accusano i secondi di essere troppo duri e che senza dialogo non si arriva da nessuna parte, i secondi, invece ritengono che l’errore stia proprio nella ricerca del dialogo con Berlusconi e i suoi.
Io mi riconosco nel secondo modo di pensare, e vorre cercare di spiegare – innanzitutto a me stesso – perché ritengo corretta l’opposizione intransigente a Berlusconi e perché penso sia un errore riconoscergli una legittimità.
In politica è doveroso cercare il dialogo e, a volte, anche il compromesso. Il dialogo e il confronto sono alle basi della convivenza civile e il fondamento per la costruzione di un mondo migliore. Ma perché possa portare a qualche risultato concreto si pratica il dialogo solo con chi accetta i fondamenti dello Stato in cui viviamo: democrazia, rispetto della legalità e dei principi e valori che sono alla base della Costituzione.
Al contrario, chi non accetta queste basi non vuole questo dialogo: lo rifiuta. Non è un caso così infrequente: il rapinatore che mi punta il coltello alla gola; le società segrete che cercano di sovvertire lo stato; le organizzazioni criminali. E siamo tutti d’accordo che con queste entità non si cerca il dialgo, si combattono e basta, per cercare metterle in condizioni di non nuocere. Punto.
Tutte le entità di questo tipo sono definite appunto “fuorilegge“, perché hanno in comune il rifiuto delle basi comuni di convivenza civile che abbiamo citato prima e cercano di imporre i loro valori, i loro comportamenti. Con un oppositore politico, posso e devo cercare motivi di dialogo, con un fuorilegge no, per un motivo molto semplice: i principi e i valori dei fuorilegge, se messi in pratica, distruggono e annullano quelli della società civile.
Perciò io non voglio cercare compromessi con i fuorilegge. Accettare un confronto ed un dialogo con loro con i fuorilegge significa riconoscere loro una forza e dignità che non possiedono, per loro scelta, perché hanno deciso scientemente di non accettare queste basi comuni.
Questo é ciò che sta facendo Berlusconi da anni, non accettando la Costituzione, non riconoscendo la validità della legge (infrangendola o aggirandola o modificandola a suo vantaggio, non accettando il giudizio della magistratura, annullando il ruolo di garanzia del Capo dello Stato. Berlusconi attacca su tutti i fronti quelle basi, quei principi, quei valori che rendono possibile l’instaurarsi di un dialogo civile.
Accettare un dialogo con chi si comporta in questo modo ci pone nelle stesse condizioni di una vittima di un’aggressione, che accetta di “dialogare” con il rapinatore per avere salva la vita o per limitare i danni. Ma questo non è un dialogo. E una strategia di sottomissione per limitare il danno, un atteggiamento che lo Stato non deve avere, che i politici non devono avere, che i comuni cittadini non devono avere.
L’unica speranza per instaurare un dialogo il PDL e con Berlusconi è un suo cambio di registro. Berlusconi deve cominciare accettare tutte le regole all’interno delle quali si muove la società italiana. Solo in questo caso, sarà possibile iniziare un paziente lavoro politico alla ricerca di un confronto e di un dialogo. Fin quando questo non avverrà, cercare un dialogo non porta alla sconfitta è la sconfitta! Ogni tentativo di dialogo con Berlusconi e il PDL è un’accettazione del suo gioco e delle sue regole, che non sono quelle che animano un paese civile e democratico.
Un primo passo per farci capire di aver “accettato le regole del gioco”, potrebbe essere quello di accettare la magistratura e i processi a suo carico. Se sarà assolto, sarà una controparte politica, con la quale sarà doveroso per tutti cercare un dialogo, un compormesso. Se sarà condannato, si toglierà di mezzo, per indegnità.
In entrambi i casi, la sua accettazione del processo, ci farebbe capire se abbiamo a che fare con un avversario politico o con un fuorilegge. Se il “dialogo” è possibile oppure no.
E fino a quel momento l’unica opposizione possibile, che dia qualche speranza di vittoria, è quella intransigente.
E’ deleterio cercare ancora di mercanteggiare con Berlusconi. L’opposizione dev’essere durissima ed intransigente verso un personaggio che, ottenuto un risultato per sè, lascia in braghe di tela il suo interlocutore. Quindi sfrutta il vantaggio avuto per tenere ancor meglio la testa dei suoi “nemici” sott’acqua. Montanelli scrisse che Berlusconi “chiagne e fotte”: mai parole furono più cariche di preveggenza.
E D’Alema sbaglia, continua a sbagliare, come sbaglia tutta quell’opposizione inciuciona. Lasciamo perdere Casini: un nome una garanzia! Bersani? Pusillanime.
Sono sicurissimo che mercanteggiare leggi piegate verso il volere del “leader minimum” offra vantaggi “oscuri” a chi ha scheletri nell’armadio. Destra e sinistra non hanno nessuna convenienza a che le coase cambino perchè di scheletri nell’armadio ne hanno a bizzeffe. E così chi ci rimette è sempre la solita, bistrattata, sfruttata, vessata gente comune.
Bisogna allontanare quei personaggi dal Parlamento e dal governo usando tutte le armi che la democrazia vera ci mette a disposizione, opponendoci con tutte le ns. forze affinchè anche l’Italia torni ad essere un paese serio e credibile.