Qualche giorno fa un gruppo di contestatori ha impedito a Dell’Utri di parlare Como.
Ieri è stata la volta di Schifani, che è stato contestato alla festa democratica del PD.
Oggi, sull’Unità, Francesca Fornario riporta la lettera di Enrico, un militante diciottenne del PD, che non approva molto l’idea di zittire qualcuno con bordate di fischi. La lettera è ben argomentata e offre più di uno spunto di riflessione. Il succo di quel che dice Enrico forse sta in questo passaggio.
Ho sempre fatto parlare tutti, anche chi diceva stronzate. Al massimo gli ho consigliato di tacere, ma non ho mai prevaricato nessuno. […] Non li ho mai zittiti, non ho mai parlato più forte. Ho sempre aspettato il mio turno, poi ho parlato e li ho demoliti. Punto per punto, ho spiegato loro cosa non funzionava nel loro ragionamento. Io faccio sempre così: li ascolto, e poi smonto le loro convinzioni. Li zittisco con la forza delle argomentazioni.
Ottimo e condivisibile è la prima cosa che mi viene in mente. Ma c’è qualcosa che non va. Non sono convinto del tutto.
Apro una parentesi. Il PD si è dato un gran daffare per modificare per il bipolarismo per ottenere leggi elettorali in grado di elminare le voci “dissidenti”, per avere l’egemonia dell’opposizione a Sinistra. Mi pare giusto ricordare che il democratico Veltroni, all’indomani della scomparsa dei partiti comunisti al governo, festeggiava. E poi, insieme a Berlusconi, ha pure introdotto la soglia di sbarramento alle europee per togliere qualsiasi rappresentanza a chi, a sinistra, poteva avere qualcosa di scomodo da dire. Evidentemente nel PD, preferiscono ascoltare Schifani piuttosto che un comunista… Chiusa parentesi.
Torniamo a Enrico che dice: “ Li zittisco con la forza delle argomentazioni“.
Che belle parole… però voglio raccontarvi questo aneddoto che mi piace molto.
Aneddoto
Tempo fa un mio amico sosteneva che se una persona avesse avuto a disposizione dati affidabili e avesse sviluppato un ragionamento logico, avrebbe ottenuto ragione in qualsiasi discussione.
Ne parlò con collega di lavoro che lo ascoltò attentamente e disse: “Argomento molto interessante, mi piacerebbe parlarne in modo più approfondito. Ma devo scappare, perché ormai sono le 5 e mezza e devo andare a casa“.
Il mio amico, guardò l’orologio e disse: “Ti sbagli, abbiamo tempo, perchè sono le 4 e mezza“.
Il collega replico: “No, sono le 5 e mezza”.
Si girò e se ne andò, lasciando il mio amico a guardare l’orologio.
Ecco. Prova a discutere con un mafioso o con un leghista o con un seguace dei Berlusconi, con un fanatico religioso, o con lo Sgarbi di turno, con Ferrara quando vuole demolirti o con un prepotente che non ci pensa due volte a menarti. Ti troverai spesso a fissare inutilmente l’ora esatta.
Ben vengano i fischi, allora.
Io penso che tutti hanno il sacrosanto diritto di fischiare, contestare, disapprovare, manifestare la propria volontà di non gradire la presenza di Schifani o qualsiasi altro personaggio della sua (poca) levatura, oscuro protagonista di attività che non ha mai voluto chiarire, professionista dell’insulto e della menzogna.
Quella gente potrà esprimersi, e pretendere un confronto dialettico, dopo aver espiato tutte le porcherie che gli italiani hanno dovuto subire per loro responsabilità, nella loro veste di stuoini scodinzolanti del loro duce. La democrazia è anche questa: come si ripudiano e si vietano le leggi razziali, bisogna anche impedire a chi ha fatto danni di continuare a farli, anche e solo con le parole, perpetuando così il loro falso e dannoso ideologismo.
Ovviamente, condivido.