Voglio ricordare una persona che mi era diventata cara negli ultimi due – tre anni. Si tratta di una parente che viveva in Australia, Maria Sonego.
Era nata nel 1922 a Puos, il mio paese e molto giovane si era trasferita in Australia nel primo dopoguerra, insieme al marito Franco Roncan (anche lui di Puos, o meglio di Valzella).
Ha avuto una lunga vita intensa. Con difficoltà, come tutte quelle che devono affrontare le persone che attraversano il mondo alla ricerca di una vita migliore, ma anche riconoscimenti e soddisfazioni.
Nel 1965 era nato il figlio Frankie con la Sindrome di Down. Allora la concezione della disabilità era molto diversa da quella che abbiamo oggi. Maria, probabilmente motivata anche dalla lettura di un libro “The World of Nigel Hunt. The Diary of a Mongoloid Youth” che parlava della vita di un ragazzo con la sindrome di Down, aveva dedicato gran parte delle sue energie e del suo tempo per far crescere Frankie nel miglior modo possibile.
Seguendo il figlio si era creata una grande competenza e si era impegnata con tutte le sue energie per rendere migliore il mondo delle persone con disabiltà. Il suo impegno l’aveva portata a ricevere nel 2003 l’OAM (Order of Australia Medal) la più alta onoreficienza australiana. E subito dopo anche da Belluno era arrivato un riconoscimento del quale andava molto fiera.
Da bambino avevo conosciuto bene la mamma e la zia di Maria, che con i miei genitori adavamo a trovare con una certa frequenza. Ma Maria non l’avevo mai conosciuta. Poco più di due anni fa, in occasione di un evento luttuoso, mi sono messo in contatto con lei e ho conosciuto una formidabile persona di 94 anni, con una intelligenza intatta, molto legata sia alla nazione che l’aveva accolta, sia al suo paese di origine (nella foto del suo profilo facebook, un panorama di Puos d’Alpago). Si collegava ad internet per tenere i contatti con tutti i suoi numerosi parenti e con Facebook o per email ci siamo scambiati messaggi, foto, più spesso un “mi piace” o un commento ai post.
Oggi ho guardato la sua cerimonia funebre. Molto semplice e molto diversa da quella al quale sono abituato. Anche l’elemento religioso è stato molto discreto e ha avuto invece prevalenza il ricordo della persona, grazie anche alla lettura di un testo scritto dalla figlia Eleanor che ha riassunto quasi un secolo di vita (e che vita!) in pochi minuti.
Maria ha donato senz’altro molto alle persone che le stavano intorno. Era davvero una persona speciale e mi resta il rimpianto di averla conosciuta così poco. Mi mancherà, ma il suo ricordo mi accompagnerà per sempre.
(Disascalia. Nella foto di copertina Maria è la prima a sinistra. Mio nonno Giovanni è seduto, il primo a destra. Dietro si vede, sorridente, lo zio Giorgio)