Esattamente trent’anni fa il 23 novembre 1980 alle 19.32 un tremendo terremoto colpiva l’Irpinia. I morti furono 2.914. Quasi 300.000 gli sfollati.
Erano passati solo 4 anni dal terrmoto del Friuli e, di fatto, la protezione civile non esisteva ancora. Interveniva l’esercito, insieme ai Vigili del Fuoco e a tanti volontari. Io avevo 18 anni compiuti da poco ed ero con gli scout. Anche l’AGESCI era ottimamente organizzata per mandare sul posto gli scout volontari. Anch’io sono andato in Irpinia per un turno intorno a Capodanno. Se non ricordo male i turni erano di 9 giorni (2 di viaggio e 7 di permanenza).
Sono partito in treno da Belluno con una ragazza (Antonella Mereu, non scout, di Pieve di Cadore). Ci siamo trovati con gli altri scout a Ponte di Brenta. Qui siamo saliti in corriera e abbiamo viaggiato per una ventina di ore, per arrivare a Potenza. Nonostante fossero passati già due mesi c’era una confusione incredibile, ma nel contempo gli scout che erano sul posto erano organizzatissimi.
Ci hanno divisi in squadre che sarebbero state mandate in diverse localita’ a dare il cambio a chi aveva ultimato il turno. La squadra di cui facevo parte era composta in gran parte di simpaticissimi scout di Verona. Io ero il più giovane.
Siamo andati a Romagnano al Monte, un bellissimo paese arroccato su un crinale a picco sulla valle. Il paese non è mai stato recuperato ed oggi è un paese fantasma.
Per arrivare a Romagnano abbiamo usato un “pulmino delle suore” il mitico FIAT 850. Se non ricordo male, da Belluno a Romagnano ci sono volute più di 24 ore.
Appena arrivati abbiamo cominciato subito a lavorare. Io ed altri al montaggio di baracche in lamiera. Alcuni di noi dormivano in tenda, altri dormivano in baracche come quelle che stavamo montando.
Nei giorni successivi abbiamo fatto uh mucchio cose. E’ incredibile pensare che ci siamo stati solo pochi giorni. Provo giusto giusto ad elencare quelle di cui mi sono occupato io direttamente e di cui mi ricordo.
Oltre al montaggio delle baracche, da destinare all’alloggio o a “magazzino”, abbiamo anche trasferito il magazzino alimentare. Vicino alla tendopoli era stato utilizzato un garage (o forse era una stalla) come deposito di alimenti. Il cibo era stato accatastato, ma il sito era assolutamente antigienico pieno di fango, buio, umido. Perciò all’interno delle baracche abbiamo costruito delle scaffalature e quando siamo stati pronti abbiamo portato tutto dalla “stalla” alle baracche. Io, opportunamente istruito dalla Croce Rossa, dovevo esaminare ciò che era stato gettato alla rinfusa in questo deposito temporaneo e scartare il cibo o le confezioni avariate. Quello che invece poteva essere tenuto, veniva caricato su un furgone e portato in alto, nelle baracche. Man mano che il cibo usciva dal deposito temporaneo dovevo anche controllare la congruenza tra quello che era stato depositato e quello che usciva ed inventariare quello che veniva conservato. I furti non erano così infrequenti…
Tra le altre cose che abbiamo fatto abbiamo risistemato i servizi igienici della baraccopoli che erano inutizzabili, intoppati e senz’acqua. Direi che eravamo in quattro a fare questo lavoro schifoso, da svolgere nella merda (letterale) ma mi ero offerto spontanemente e mi sono pure divertito a farlo. Non ricordo i dettagli, ma alla fine i cessi funzionavano.
Poi un giorno siamo anche andati in paese, per aiutare dei simpaticissimi vigili del fuoco toscani a recuperare oggetti e mobili dalle case distrutte. Lavatrici, stufe, mobilio, giocattoli. Tutto quello che si riusciva a recuperare veniva consegnato ai proprietari.
Tra ricordi, anche i volontari di Narzole in provincia di Cuneo che avevano raccolto i fondi tra i compaesani e avevano comprato un prefabbricato da destinare a scuola. Erano venuti giù con il sindaco (mi pare si chiamasse Giovanni, come me, ma non ricordo assolutamente il cognome) e l’hanno montato con l’esplicita richiesta che fosse usato come scuola, e non per altro.
Uno dei momenti più belli è stato quando abbiamo organizzato il cenone di fine d’anno per tutto il paese. Non si sa come, ma l’esercito aveva “dimenticato” in quel posto due militari, due cuochi con le loro cucine da campo. I due ragazzi (uno mi pare si chiamasse Bruno) si sono uniti a noi scout con grandissima disponibilità e con la presenza loro (e dlele cucine) hanno reso possibile la realizzazione di questa folle idee del cenone per l’ultimo dell’anno. Non hanno lavorato solo loro, ma ricordo bene le massaie del paese che, instancabili e con braccia dalla forza mostruosa, hanno fatto la pasta a mano per centinaia di persone.
Abbiamo anche ballato, cantato e bruciato la vecchia. Un falò gigantesco, per portare via l’anno vecchio e le sue disgrazie.
Quest’estate ho recuperato un po’ di foto fatte allora. Ecco la galleria delle immagini. In una si vede la scuola distrutta. Sulla lavagna si riesce a leggere l’ultima cosa scritta io giorno prima del terremoto. “Romagnano 22 novembre 1980 / La domenica si riposa“.
Ricordo giusto alcuni nomi. Un religioso, un frate mi pare, che si chiamava Gallina, Silver (il suo cognome era Silvestri). C’era un altro prete siciliano, che faceva parte del gruppo dei sistematori di cessi. Bruno il militare-cuoco e Lello un’altro militare che si era trovato benissimo con noi. Riguardando le foto mi pare che uno dei ragazzi si chiamasse Gianni. La crocerossina, si vede anche lei in una foto, non ricordo assolutamente come si chiamava. Il capo del nostro gruppo mi pare si chiamasse Francesco e c’era anche Francesco Pagani di Verona col quale mi sono visto un po’ di volte anche negli anni successivi. Poi ho perso i contatti…
Se qualcuno degli amici che ha condiviso quell’esperienza si dovesse riconoscere nelle foto può lasciare un commento. Mi farebbe proprio piacere.
Ogni pretesto, ogni cavillo fu tentato onde poter demolire le antiche abitazioni del centro storico: fino al ricatto. Per testimonianza diretta cito la risposta classica (del sindaco, dell’assessore, del tecnico di solito improvvisato e del tutto ignorante sul tema del recupero storico e artistico): non concederemo il contibuto al ripristino di vecchie e fatiscenti abitazioni destinate poi a crollare.
purtroppo la si sceglie sempre è solo il peggio.il male.
spero rimedieranno allo scempio
Gentile Signor Sonego,
sono una ragazza di Romagnano, fortunatamente nel 1980 non ero ancora nata, leggere la sua testimonianza mi ha emozionata come spesso mi capita quando leggo qualcosa che riguarda il terremoto che ha distrutto le vite dei Romagnanesi. il ricordo del terremoto è sempre vivo in coloro che l’hanno vissuto, il distacco da quel luogo tanto affascinante e misterioso è stato soltanto fisico ma non mentale ed emozionale, voi volontari siete stati fondamentali e i romagnanesi continuano a portarvi nel cuore non hanno dimenticato ciò che avete fatto mai, non dimenticherò mai una raccolta fondi organizzata da noi ragazzi per uno dei tanti terremoti verificatesi in Italia, ebbene la piccola comunità di romagnano in 3 giorni raccolse 3 milioni delle vecchie lire…io rimasi basita da una tale somma così chiesi a mia madre come mai era accaduto ciò e lei rispose che nessuno ha mai dimenticato ciò che tante persone avevano fatto per loro!!grazie per averci ricordati perchè ciò vuol dire che occupiano un posto ,seppur minuscolo ,nel suo cuore!!!
Gentile Sig.Sonego,ho vissuto pienamente il terremoto dell’Irpinia 1980.Le assicuro che a quei tempi in alcune zone contadine dell’Italia,anche del Nord,ho visto di peggio.Grazie ancora per la sua missione di aiuto e dei suoi giovanili giudizi. La prego cortesemente di eliminare la foto n°26 perchè, a mio avviso, non ha niente a che vedere con reperti storici del terremoto. Nella vita,i ricordi si vivono meglio portandoli nel cuore in silenzio, senza esporli al gossip pubblico.
Gentile Sig. Sonego vorrei anche io fornire una testimonianza diretta, vissuta in prima persona durante il terremoto dell’80. Sono io l’insegnante di Romagnano al Monte che il giorno 22 Novembre 1980, alla fine della lezione, ha scritto alla lavagna quella frase che lei ha fotografato, come compito per miei alunni da svolgere a casa (foto n°21). La scuola era ubicata presso una casa privata all’ingresso del paese. Dopo il terremoto la sottoscritta accoglieva gli alunni in una tenda militare dove, senza più sussidi cartacei, riusciva in ogni caso a svolgere la propria funzione didattico-educativa, sostenuta dal parroco del paese e dai volontari che furono sempre presenti e di grande aiuto. Ricordo che uno dei volontari mi regalò un libro di canti popolari degli alpini (forse il titolo era “Dai che cantèmo …”) che mi fu molto utile per allietare quei giorni malinconici e trascorrere dei momenti sereni insieme ai ragazzi del paese. Un altro aneddoto riguarda il periodo natalizio: nonostante le intemperie tipiche della stagione e le difficoltà oggettive del post-terremoto, riuscimmo a raccogliere il muschio, il vischio e il pungitopo per la costruzione del presepe. Quando l’opera fu completa, tra canti e celebrazioni liturgiche tipiche del Natale, ci sentimmo tutti più forti e uniti per continuare a far fronte alla nuova triste realtà che si presentava.
Per caso si riconosce anche lei in questi episodi da me raccontati?
Sono Francesca, ho 52 anni e sono nata a Romagnano al Monte.Conosco tutte le persone delle foto.A guardarle mi viene un nodo alla gola perchè rivivo quei momenti. Non so se ti ricordi di me io sono una delle poche persone che, rimaste sul poste, hanno festeggiato ( si fa per dire) quel Natale GRAZIE per tutto quello che avete fatto per noi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Salve a tutti. Sono una studentessa dell’università di firenze e sto svolgendo una tesi su “progettazione di nuovi ruoli per territori antichi in abbandono”, in particolare su Romagnano al monte. Ho letto le vostre testimonianze, molto belle ed emozionanti. Mi farebbe piacere, se qualcuno di voi potesse fornirmi foto o altre testimonianze per svolgere al meglio la tesi. Vorrei ricostruire la memoria dei luoghi e degli avvenimenti, la vita che si svolgeva prima del terremoto e far si che vite, persone e luoghi che non ci sono più diventino patrimonio. grazie a tutti!!!
SONO BEN LIETA DI AIUTARTI COLLEGATI A http://www.romagnanoalmonte.net e in bocca al lupo ciao
Purtroppo lo scempio a Romagnano dura ancora ad oggi. Dopo il duro colpo della natura durato 90 secondi gli uomini in 30 anni hanno proseguito il danno abbandonando il paese a se stesso ed alle mani di sciacalli. Quello che poteva far rinascere uno dei posti più affascinanti della zona sta per essere trasformato con interventi scellerati in una corsa ad avere finanziamenti ed ad utilizzarli per ricostruire senza criterio senza memoria. E’ stato edificato ad inizio paese una costruzione con rivestimento in mattoncini fuori da ogni tipologia edilizia preesistente ed ora si prosegue con cemento armato e tegole nuove. Uno scempio cosi come la costruzione del nuovo paese. Un posto senza memoria ed anima un piccolo quartiere dormitorio di una città case edificate senza criterio con pessimi materiali e senza rispetto x gli anziani… scale, salite .. ed asfalto . Purtroppo il tutto con l avallo di piccoli pseudo politici locali. La natura ha devastato ma gli uomini accecati dai soldi hanno distrutto la loro stessa casa.
sono stato nel paese di calabritto durante il terremoto del1980 nel mese di febbraio come carabiniere adesso ho 53 anni allora ne avevo apprna venti vorrei che qualcuno del paese mi riscriva come e adesso il paese se e rinato
Volevo riferirmi a stefano.. sono entrata in questo sito per pura casualità e sono una ragazza di 18 anni che quindi non ha vissuto il terremoto del 1980!
Ho il paese Calabritto nel cuore dato che mio padre ha origine la e sopratutto ha vissuto quella bruttissima esperienza.. volevo semplicemente risponderti che il paese in un certo senso è rinato e ricostruito pienamente anche se qualche rimanenza del terremoto è ovviamente rimasta.
I calabrittani persone di grande cuore e di grande forza interiore. Vorrei sapere da te cone hai visduto quell’esperienza e cosa ricordi più in particolare di quei terribili giorni?
mi chiamo roberto menotti, all’epoca del terremoto ero militare preso la scuola cuochi, truppe corrazzate di nocera inferiore, il giorno del terremoto ero in licenza in toscana, rientrai immediatamente in caserma, ricordo uno scavo molto triste a nocera inferiore, poi trasferito a potenza come cuoco, giravo con una cucina da campo e ho partecipato agli scavi di molti paesi compreso romagnano, ricordo anche la vicenda della cena di san silvestro e ricordo che distribuimmo bustine di cordiale e brandy da un camion militare dopo la cena, di uel periodo ricordo tante cose belle e tante che vorrei dimenticare, come l’odore dei morti, quanti ne abbiamo dissotterrati dalle macerie! ricordo che dormivamo sotto i camion a potenza er via della neve, ricordo il centro di comando di potenza con tutti gli ufficiali, ricordo la visita di pertini a balvano, nella chiesa, spero vivamente che nessuno abbia più a subire tragedie come qelle che la gente del posto subì