Poche le voci critiche in Italia. Il Manifesto le confina in un riquadro che avrà una superficie sì e no di 1/32 di pagina. Dice che solo la “sinistra radicale” sì, proprio questa è la definizione de “Il Manifesto) non si unisce al coro di giubilo. Personalmente trovo condivisibili tutte le posizioni raccontante nel succintissimo spazio.
Bertinotti dice che l’elezione di Obama è un fatto storico, ma che non può salvare la sinistra italiana, che deve ripartire da zero.
Ferrero si limita a valutare positivamente l’elezione di un presidente nero negli USA (che hanno sempre avuto qualche problemino di razzissmo).
Ferrando gioisce per la sconfitta di Bush, ma rileva che i programmi di Obama non evidenziano alcuna svolta di fondo.
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