Ieri sera abbiamo noleggiato un film che, sulla carta, sembrava promettente: premiato al Sundance Festival per la sua originalità e in un numerosi altre rassegne; rivelazione al festival di Roma; il titolo è una citazione ad una anachica francese dell’800; sulla sovracoperta ci sono frasi riportati da giornali e critici famosi che lo descrivono favorevolemente – “una via di mezzo fra Terry Gilliam e i fratelli Cohen”, “fa morir dal ridere”. Anche la trama non sembrava male: operaie francesi rimaste senza lavoro (e senza fabbrica) investono i loro pochi soldi per far fuori il padrone, assoldando un killer. Solo che il killer è un idiota.
Risultato: a parte la scena iniziale di una strampalata cremazione il film è banale e noioso. Spesso è cinico (e va benissimo) solo che è un cinismo fine a se stesso che non raggiunge l’obiettivo, cioè non fa ridere.
Un breve video spiega il procedimento che può portare alla creazione di un buco nero. Poi illustra alcuni possibili utilizzi pratici della conoscenza dei buchi neri. Per concludere, il filmato mette anche in guardia sui pericoli derivanti da un uso non corretto dei buchi neri e sulle spiacevoli conseguenze di un utilizzo sbagliato. Speriamo che al CERN abbiano guardato con attenzione questo minidocumentario.
Oggi è il mio compleanno. Molte persone mi hanno fatto gli auguri. Un’amica mi ha mandato un augurio speciale: un’immagine personalizzata. Eccola qui:
Grazie Ludovica!
Alla sera abbiamo mangiato una pizza dagli suoceri e poi siamo andati tutti a vedere Kung-Fu Panda. La gente in sala rideva di gusto e anche a noi è piaciuto parecchio. Se avete dei bimbi è la scusa buona per andarci. Se invece non avete figli, andateci senza scusa.
Tina, la barista, si è lamentata che i suoi vicini di casa hanno frequenti slanci fisico-amorosi nel cuor della notte. Fin qui è un problema loro. Il problema è che lo fanno in modo piuttosto rumoroso e lei, che deve alzarsi alle 5, non riesce a dormire a sufficienza.
Mi è tornata in mente una mitica scena di Delicatessen, film del 1991. Ve la ripropongo.
Sono andato a vedere Caos Calmo con Silvia, che mi aveva regalato il libro nel 2006, in un momento difficile. Mi era piaciuto molto ed ero curioso di vedere se il film era “fedele”. Mentre guardavo il film, capito che la riduzione cinematrografica dev’essere stata molto impegnativa. Ci sono tanti dettagli importanti, per ovvie ragioni, devono essere tralasciati e altri che proprio non si riescono a rendere. Nel libro, infatti, molto spazio è dedicato ai pensieri o alle sensazioni del protagonista, raccontate in prima persona. Comunque l’importante era che il libro non venisse tradito, che fosse evidente il senso profondo di quest’opera, e mi pare proprio che il risultato sia buono. Adesso mi incuriosisce l’idea di ascoltare l’audio libro di Caos Calmo. Sarà una “semplice” lettura o qualcosa di più?