Ma che bella idea che hanno avuto queste due artiste statunitensi: cercare, trovare, raccogliere, selezionare immagini di persone che hanno scelto di farsi fotografare mentre compiono questo semplice, ma sempre fantastico gesto d’amore: baciarsi.
Da un paio di giorni ho installato windows 10. O meglio, si è praticamente installato da solo. Problemi pochi, vantaggi zero. Anzi vedo un sacco di svantaggi:
certe finestre piccoline di alcuni applicativi vecchiotti non hanno più spazio per la cornice
alcuni caratteri sono troppo grandi
altri sono sfuocati
dopo un giorno di lavoro (abituale, nulla di straordinario) il sistema si è piantato. Un crash con tanto perdita dei dati
SAGE ACT! mi dà un errore ogni volta che esce. Sospetto che non sta funzionando benissimo.
Vantaggi? Boh, l’unico che vedo è quello di aver unificato desktop e interfaccia “nuova”, quella a touch. Mah..
Invece ho perso un po’ di tempo con Skype. L’ho installato e non riuscivo a chiudere l’applicazione. (Io uso Skype solo saltuariamente). Riuscivo solo a ridurre il programma a icona. Il pulsante di destra non offre soluzioni. E neppure l’esplorazione del menu.
Alla fine ho consultato la rete e ho visto che non sono solo e ho trovato anche la soluzione, per la verità abbastanza banale.
1° passo per uscire da Skype con Windows 10
Bisogna cercare l’icona giusta, che si trova nella barra delle applicazioni, tra quelle nascoste.
2° passo per uscire da Skype con Windows 10
Bisogna cercare l’icona di Skype e col pulsante di destra cercare la voce “Esci”
Oggi ho visto una segnalazione di un articolo del Corriere che parlava di una bicicletta che, appoggiata ad un albero tanti anni fa, è stata “incorporata” dalla pianta. La bicicletta nell’albero citata dal Corriere della Sera si trova negli USA.
Perché, mi chiedo, andare fino negli Stati Uniti quando c’è un caso identico in Italia
Ecco le foto della bicicletta nell’albero di Sitran,[pullquote align=”right”]La bici mangiata dall’albero a Sitran frazione del comune di Puos d’Alpago, in provincia di Belluno[/pullquote]
Quando avevo 14 anni, mi è venuta la passione per la fotografia. Avevo cominciato a documentarmi e il nonno Gino, mi aveva regalato al sua Voigtländer Bessamatic, la mia prima reflex.
Per qualche anno ho coltivato questa passione (costosissima per un ragazzino squattrinato): leggevo tutti i libri che mi capitavano a tiro sull’argomento e le riviste, mi facevo l’occhio visitando mostre. Sviluppavo i negativi seguendo le indicazioni di persone molto più brave di me. Per risparmiare, stampavo i provini su carta e poi sceglievo quali stampare in formato più grande. Tutto da autodidatta. Sapevo, in teoria, come stampare le foto usando l’ingranditore, ma non me lo sono mai comprato…
Ma facevo molti esperimenti, con strane esposizioni, tirando le pellicole all’inverosimile, attaccando spioncini della porta all’obiettivo per simulare un fish-eye, foto di notte, foto mosse con tempi lunghissimi, foto mentre pedalavo in bicicletta…
Poi, l’entusiasmo è calato, e pian pianino mi sono allontanato dal mondo della fotografia. (sono un po’ incostante, lo so…). Sono passato alla diapositiva e la foto è diventata soltanto uno strumento per fissare i ricordi di viaggio.
Proabilmente influenzato da alcuni amici che sono diventati bravissimi fotografi o dalle loro immagini (Marco Lugli, Francesco Cerpelloni, Enrico Barbieri, Stefano Pennarola, Filippo Macchi e altri) nonchè dalla lettura di un libro di Luigi Ghirri, mi è tornato un po’ di curiosità per questo mondo abbandonato tantissimi anni fa. (oh, si badi bene, solo un po’ di interesse, mica che mi sia rimesso a fotografare, ormai sono talmente pigro che potrebbero darmi il Nobel dell’Accidia)
Oggi, spulciando in rete, ho trovato un bell’intervento di Jonathan Klein, fondatore di Getty Images, che spiega la forza delle fotografie che hanno i potere di cambiare il mondo. E’ entusiasmante e ve lo ripropongo.