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La via italiana alla trasparenza

Renato Brunetta strizza l'occhio
Renato Brunetta strizza l'occhio

Il Ministro Brunetta – per capirci quello che non perde l’occasione per insultare il prossimo – al grido di “Trasparenza! Trasparenza!!!” ha lanciato l’idea di pubblicare online i curriculum e le retribuzioni dei dirigenti pubblici.

Che bello! Potremo sapere tutto di chi gestisce la cosa pubblica. Forte! Bravo Brunetta.

Un momento! Prima di festeggiare troppo, teniamo bene in mente che Brunetta è un socialista di vecchia data, dai tempi di De Michelis e Craxi, e che oggi fa parte del peggior governo della storia d’Italia guidato da Berlusconi e che vanta ministri come la Carfagna, la Gelmini, Bossi e Calderoli….

Perciò, prima di gioire andiamo un po’ a verificare po’ come funziona la trasparenza in Italia e come è stata realizzata.

Primo passo. Introduzione dell’obbligo di pubblicazione sul sito internet di dati sui dirigenti pubblici.

Per prima cosa si fa una legge che impone la pubblicazione sul sito internet di retribuzioni annuali, tassi d’assenza, e molto altro ancora per i dirigenti.

Ecco l’articolo 21 (Trasparenza sulle retribuzioni dei dirigenti e sui tassi di assenza e di maggiore presenza del personale) della legge Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile

Ciascuna delle pubbliche amministrazioni […] ha l’obbligo di pubblicare nel proprio sito internet le retribuzioni annuali, i curricula vitae, gli indirizzi di posta elettronica e i numeri telefonici ad uso professionale dei dirigenti e dei segretari comunali e provinciali nonché di rendere pubblici, con lo stesso mezzo, i tassi di assenza e di maggiore presenza del personale distinti per uffici di livello dirigenziale.

Fin qui tutto bene. Un applauso per Brunetta. Clap, clap. Evviva, evviva. Il popolo è gaudente e felice.

Passo due. Si danno le istruzioni per nascondere quanto appena reso trasparente!

Si, avete capito bene. Prima la legge che obbliga a pubblicare e poi, con molta meno enfasi, si pubblica sul sito del ministero diretto dallo stesso Brunetta un documento “tecnico” che spiega come fare in modo che alcune informazioni non siano indicizzate dai motori di ricerca.

In pratica si lascia sul sito un file (molto semplice, si chiama robots.txt) che contiene le istruzioni per dire a Google o ad altri motori di ricerca di non indicizzare certe pagine o certe sezioni del sito. Non viene specificato quali pagine, ma i solerti webmaster procedono con il …

…passo tre. La creazione del file robots.txt

I webmaster dei siti della pubblica amministrazione si mettono perciò al lavoro ed escludono intere parti di sito (a volte interi siti). Quali parti del sito vengono escluse? Non è difficile indovinare. Sono proprio le parti del sito contenenti i dati dedicati alla trasparenza, che saranno oscurate ai motori di ricerca.  Sappiamo benissimo che ormai, quando si vuole cercare qualcosa, si usano Goole o altri motori di ricerca. Se qualcosa non si trova, si deduce che non c’è e si abbandona la ricerca. E’ ovvio che escludere dai motori di ricerca le pagine dedicate alla trasparenza… le rende, diciamo cosi’, molto opache.

Et voila. Ecco realizzata la trasparenza all’italiana. Una trasparenza che non fa vedere molto.


Qualcuno potrebbe obiettare che questa cosa è sì tecnicamente fattibile, ma che in realtà non l’ha fatta nessuno…

Beh, Vittorio Pasteris è andato a leggere sui vari siti i file robots.txt che governano l’esclusione e ha scoperto esclusioni molto interessanti.

  • Il sito del ministero di Brunetta

    E’ stato ovviamente il primo ad essere verificato. Ecco (verifica anche tu)

    User-agent: *
    Disallow:/operazionetrasparenza/

    Ehi, ma che significa? Significa proprio quello che avete pensato. Tutta la sezione del sito che riguarda l’operazione trasparenza non viene indicizzata dai motori di ricerca.

    Beh, comunque qualcosa ancora si trova, ma pian pianino Google eliminerà questi dati.

  • Il sito del Governo

    Ovviamente non può esimersi dal bloccare l’indicizzazione. Ecco il suo robots.txt
    che alle prime righe così recita:

    User-agent: *
    Disallow: /Presidenza/operazione_trasparenza/dirigenti/
    Disallow: /Presidenza/operazione_trasparenza/consulenti
    /

    non male….

Ovviamente, non sono solo quelli i siti bloccati.

  • La regione Lombardia

    Qui per star sul sicuro hanno bloccato tutto…

    User-agent: *
    Disallow: /

  • La regione Friuli Venezia Giulia

    ha un robots.txt lunghissimo, nel quale ritroviamo un po’ di tutto. Ma avranno ottime ragioni per bloccare certe sezioni del sito. Magari sono pagine obsolete…

  • La Regione Liguria invece
    ha provveduto a mettere delle esclusioni specifiche (anche sbagliate)User-agent: googlebot
    Disallow: *.pdf

    User-agent: *
    Disallow: /MenuSezione.asp?Parametri=1_1_2_2500_$1_1_2_2500_$Organigramma$1_1_2_2500_-1$dirigenti_giunta2009.htm$
    Disallow: /MenuSezione.asp?Parametri=1_1_2_2538_$1_1_2_2538_$Organigramma$1_1_2_2538_-1$assenza_presenza_giunta2009.htm$
    Disallow: /operazionetrasparenza/dirigenti_giunta2009/

Diventa anche tu esploratore dei robots.txt

Divertitevi anche voi a scoprire nei siti (non solo quelli della pubblica amministrazione, ma anche quelli dei giornali, ad esempio, come si usa il robots.txt per eliminare le pagine “scomode” dai motori di ricerca.

Come si fa?

Semplicissimo:

  1. Si prende l’url del sito.
    Ad esempio: http://www.gazzettino.it/
  2. Ci si aggiunge “robots.txt” in fondo
    http://www.gazzettino.it/robots.txt
  3. Si copia nella barra degli indirizzi quanto ottenuto.
    http://www.gazzettino.it/robots.txt

    si guarda quello che c’è scritto e si traggono le proprie conclusioni
    In questo caso si deduce che il gazzettino, a differenza dei ministeri, non ha nulla da nascondere

Mi raccomando, se fate qualche scoperta interessante, scrivetela in un commento qui sotto.

Parodia automatica della canzone di Pupo, Emanuele Filiberto e il tenore

Geniale come sempre Metilparaben, che sul suo blog pubblica il

Generatore automatico di canzoni di Pupo e Emanuele Filiberto

Come funziona?

Molto semplice, si va sulla pagina e, ogni volta che la si ricarica, compare una nuova parodia della canzone che ha orripilato gli Italiani che hanno pensato di chiedere a gran voce il ripristino dell’esilio dei Savoia con tanto di Gruppo su Facebook. (Sono il 12° fan)

Chiedi lesilio dei Savoia su Facebook
Chiedi l'esilio dei Savoia su Facebook

Ecco uno dei testi che mi è uscito dal mitico generatore.

[PUPO]
Io credo sempre nel canguro
nella furbizia e nel fluoro
nel doppiomento che ci unisce
intorno alla nostra poltiglia
Io credo nelle polluzioni
di un popolo che non si stende
e soffro le masticazioni
di chi possiede un cane assente

[EMANUELE FILIBERTO]
Io credo nella mia tempura
e nella mia erezione
per questo io non ho paura
di far merenda col torrone
io sento battere più forte
il cuore della mia bestiola
che oggi più lungodegente
si cura contro la malaria

[CANONICI]
Sì, mi chiamano Fifì!
Per dire a mamma e a zio
Siberia amore mio!
No, io non scoreggerò
per dire a mamma e a zio
Sardegna amore mio!

[EMANUELE FILIBERTO]
Ricordo quando ero girino
viaggiavo con la fanteria
chiudevo gli occhi e immaginavo
di avere un punto nero in faccia

[PUPO]
Tu non potevi andare al mare
pur non avendo un detergente
ma mai ti sei paragonato
a chi scopava veramente

[CANONICI]
Sì, palpeggiami così!
per dire a Padre Pio
Siberia amore mio!
No, io non scatarrerò
per dire a mamma e a zio
Culonia amore mio!

[PUPO]
Io credo ancora nel prospetto
nell’onestà del coito orale
nel ragno ucciso per diletto
e in un paese più maiale

[EMANUELE FILIBERTO]
Sì, infilamelo qui!
per dire a Padre Pio
Calabria amore mio!

(anche questo, come la parodia di De Gregori fatta da Oreglio, è da ascoltare tenendo l’originale come base)

Flavio Oreglio: parodia di De Gregori su il Misfatto

Oggi è uscito “il Misfatto”, l’inserto satirico de “Il fatto quotidiano”

Ovviamente sono corso a comprarlo.  Promette bene.

Ricordate la “Leva calcistica della classe ’68“, la canzone di De Gregori che parla del ragazzino intimorito di fronte alla responsabilità di battere un calcio di rigore.  Beh, ecco il testo riveduto e corretto da Flavio Oreglio. Il testo l’avevo trovato sul suo blog, ma la pagina non risponde più.

Silvio guadagna dai palazzi in costruzione
Dalla TV dai quiz dai campi di pallone
Di barzellette ne sa più di cento
Le spara in ogni dove

Silvio cammina che sembra un uomo
Con le scarpette e l’imbottitura
Da vent’anni sfugge alla magistratura

Silvio non aver paura di cambiare la costituzione
Non è mica da questi particolari che si giudica un dittatore
Un dittatore lo vedi dal razzismo, dalla censura, dall’ipocrisia

E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
Di oppositori finti che non si sono opposti mai
ed hanno appeso la falce a qualche tipo di muro
e adesso piangono dentro a un bar,
e sono capolista da dieci anni
in un partito che non han votato mai.
Chissà quanti ne hai corrotti, quanti ne corromperai.

Silvio capì fin dal primo momento,
il lodo Alfano lo faceva contento
decreti legge e voti di fiducia
per bypassare il Parlamento

Prese un partito che sembrava sfigato,
dal predellino lui l’aveva annunciato,
invitò il popolo ad andare a votare
e Veltroni disse “Si può fare”

Silvio non aver paura di cambiare la costituzione
Non è mica da questi particolari che si giudica un dittatore
Un dittatore lo vedi dal razzismo, dalla censura, dall’ipocrisia

Silvio se la caverà, anche se messo alle strette,
una velina lo terrà stretto stretto alle sue tette.

Vi consiglio di leggerla mentre tenete in sottofondo, l’originale di Francesco De Gregori.

http://youtu.be/702tXtKsvg4

 

Processo breve, processo morto

Cimitero
Cimitero

Come diceva Nanni Moretti: le parole sono importanti!

Lo stesso concetto è ben spiegato da George Lakoff nel suo “Pensiero Politico e scienza della mente

La parola “breve” associata a “processo” ha una connotazione positiva, richiama il problema della eccessiva lunghezza dei procedimenti, offre una soluzione a che se solo verbale.

Ripetere “processo breve”, anche se per criticarlo, rafforza il frame positivo di chi vuole questo colpo di spugna. Il primo suggerimento che dà George Lakoff è proprio di rifiutare il frame dell’avversario.

Perciò dovemmo cominciare subito ad usare altre parole: non più processo breve ma processo morto.


Aggiornamento del 26 gennaio

Ieri Beppe Grillo ha intitolato: processo breve, processo morto il post di Passaparola. E’ solo una coincidenza, ovviamente, ma divertente.