Abitavo a Belluno ed ero un adolescente quando sentii per la prima volta Statale 17, canzone di Francesco Guccini tratta da Folk Beat n. 1. Nei suoi concerti introducendo quella canzone, Guccini ci spiegava come gli americani “ci fregano con la lingua”. Diceva che era molto bello leggere i libri di Kerouac come “Sulla Strada”, tradotti in italiano ma con i nomi in inglese.
“Quella sera partimmo John, Dean e io sulla vecchia Pontiac del ’55 del babbo di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson… e poi lo traduci in italiano e dici: quella sera partimmo sulla vecchia 1100 del babbo di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant’Anna Pelago“.
Ecco… per me a quell’epoca, Piumazzo e Sant’Anna Pelago erano due nomi della fantasia due nomi inventati che suonavano bene nel racconto. Come Omaha e Tucson, d’altro canto…
[pullquote align=”left”]facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant’Anna Pelago[/pullquote]Poi, sono andato ad abitare a Modena e ho scoperto che Piumazzo e Sant’Anna Pelago esistono per davvero, che sono due paesi della provincia di Modena.
Beh, quei due nomi mi si sono innestati in profondità nel cervello. Sono passati più di trent’anni ma ogni volta che sento dire da qualcuno: “Abbiamo fatto tutta una tirata...” non posso fare a meno di continuare tra me e me silenziosamente “da Piumazzo a Sant’Anna Pelago“.
Se siete interessati seguire questo percorso da Omaha a Tucson, ehm… da Piumazzo a Sant’Anna Pelago… beh, entrate nella mappa qui sotto, cercate a sinistra la scritta [3D>], cliccatela e seguite il cursore
Giovedì sono andato a Milano con Lorenzo, amico e socio in Coobiz, per incontrare la nostra concessionaria di pubblicità e raccontare loro gli sviluppi del sito nei prossimi mesi (grafica, social network, altre lingue, altre nazioni…).
Dal punto di vista lavorativo la giornata è andata bene e l’incontro è stato proficuo. Ma è incredibile la sequenza di sviste, distrazioni e sbadataggini che siamo riusciti a collezionare in una sola giornata. Ve la racconto.
Un annetto fa (sì, lo so, non sempre i post di questo blog sono immediati come dovrebbero essere) io, Silvia e Francesco ci siamo fatti un bel giretto a Berlino. Oltre a Berlino abbiamo visitato Monaco, Norimberga, Wittenberg, Dresda, Postsam e altre città. Uno dei posti che mi sono piaciuti di più è stato lo SpreeWald, un posto frequentato quasi solo da tedeschi, tutto sommato poco conosciuto, ma molto piacevole. E’ un ampio territorio in una zona in cui il fiume Spree si allarga e forma un reticolo di canali. Numerosi villaggi si sono sviluppati, in parte fondati da una comunità Serba. E’ proprio un mondo fuori dal mondo. Il mezzo di trasporto principale è la barca. Con rarissime eccezioni, sono autorizzate solo barche a remi perciò questi villaggetti, oltre che immersi nella natura, sono silenziosissimi.
Alcune “gite organizzate” fanno percorrere i canali a chi ha poco tempo, ma chi può fermarsi qualche ora in più può noleggiare una barca o una canoa e girare per i fatti suoi.
Noi, il primo giorno, siamo arrivati nel tardo pomeriggio e abbiamo girato con questi baconi turistici, ma il giorno dopo abbiamo preso la canoa e abbiamo pagaiato per diverse ore.
Per gli appassionati di gastronomia (e di cinema) lo spreeWald è famoso per la produzione di cetriolini, diventati famosi con il film “GoodBye Lenin“. E anche noi li abbaimo mangiati e ce ne siamo comprati un paio di barattoli.
Io e Silvia abbiamo deciso di andare a Genova, una città che abbiamo visto molto velocemente solo una volta tanti e tanti anni fa. Tutte le volte che avevo attraversato Genova in auto avevo avuto un’impressione di caos, di disordine e la città non mi aveva fatto una buona impressione. Ma ultimamente tanti amici che c’erano stati mi avevano consigliato di tornare e di visitarla. Inoltre era da un bel po’ di tempo che mi ripromettevo di andare a trovare degli amici (lei di Belluno e suo marito genovese). Perciò abbiamo approfittato del premio per visitare Genova un po’ da soli e molto in compagnia di due persone che la città la conoscono bene. Ecco com’è andata.
Siamo partiti di sabato, con comodo e con la pioggia. Breve sosta in autogrill e arrivo a Genova a casa dei nostri amici (che abitano un po’ fuori). Prima scoperta: Genova non è poi così distante da Modena. Forse è distante solo mentalmente, perchè Modena è in pianura, Genova sul mare, e in mezzo ci sono gli Appennini… mah.
Comunque, dopo aver pranzato siamo andati tutti insieme in città. Abbiamo parcheggiato dalle parti di via 4 novembre (dopo aver lasciato i bagagli al Best Western City Hotel, il nostro premio…) e abbiamo cominciato l’esplorazione della città, raggiungendo Piazza de Ferrari e poi camminando per ore e ore. Genova è una città bella per camminare: ha un centro storico enorme e tanti dislivelli, che moltiplicano all’infinito gli scorci e le vedute sempre diverse.
Adesso scrivere tutto quello che abbiamo è veramente difficile. Provo a fare un elenco, un po’ seguendo lo stile della trasmissione “Vieni via con me” di Fazio e Saviano.
Perciò eccovi l’elenco delle cose che mi ricordo di Genova, a distanza di tre settimane.
Piazza de Ferrari
forse perchè avevamo l’albergo lì vicino, ma ci tornavamo sempre
Il teatro Carlo Felice, sta fallendo… ma com’è possibile?!
Le case con l’ingresso sul tetto, per arrivarci si attraversa una passerella
La funicolare
La colonia di pappagalli scappati dalle gabbie e ora liberi in città
ammetto: non li abbiamo visti, li abbiamo solo sentiti, ma mi fido del nostro amico, esperto ornitologo.
Le salite e le vedute paroramiche
Il belvedere di Castelletto
I tetti di Genova, da tutti i punti di vista
Le vie strette strette, che ogni volta che giri l’angolo sei in un mondo diverso
I personaggi strani che popolano la città
il nostro amico ci ha raccontato delle storie bellissime sugli abitanti di Genova, come quella della signora che gli ha fatto un fiore con la plastica del panino che stava mangiando per la pausa pranzo, e poi gliel’ha regalato
Il port, da dove partivano gli emigranti italiani non tanti anni fa
Le stradine verso il porto che ricordavo deserte e invase dalle merde e che adesso sono pulite e vivacissime perchè ci sono andati a vivere gli extracomunitari, i migranti di oggi che in Italia ci arrivano
San Lorenzo, Santa Maria delle Vigne e le altre chiese che compaiono all’improvviso
Via Pre e via del Campo, la Commenda di Pre e tutti i musei che non abbiamo visto (ma quanti ce ne sono!)
Il sommergibile Nazario Sauro
La Lanterna (pensavo che fosse un monumento tenuto lì per ricordo e bellezza, invece funziona per davvero, pensa un po’ che ignorante che sono)
Il molo vecchio e Genova vista dal mare che sembra un cielo stellato
Il museo dedicato a Luzzatti
La prigione dov’è stato imprigionato Marco Polo e dov’è stato scritto il Milione
La storia di Luigi Bolis, partigiano torturato dai fascisti
Porta Soprana
La casa di Cristoforo Colombo
Il quartiere che stanno demolendo e ricostruendo e che per qualche giorno ancora sarà l’unica zona di Genova dove si vedono gli effetti dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
I centri sociali
La pasticceria dove abbiamo mangiato paste mignon buonissime
Le friggitorie del porto
Il posto, vicino al porto, dove fanno panini economicissimi prendendo degli ingredienti dalle vaschette come da Subway (gli americani non hanno inventato niente)
Gli yacht di lusso che si pavoneggiano vanitosi
Il negozio di scarpe per transessuali
Il ragazzo che vende giornali comunisti in via Garibaldi e che chiama tutti “compagno”.
I gelsi al porto
La pizzeria dell’amico egiziano, che chiude alle 4 di mattina.
Le puttane
La trattoria da Maria (vicinissima al nostro albergo, non ci siamo stati ma come si fa in così poco tempo???)
Le strade con i negozi divisi per tipologia, un po’ in abbandono, ma molti stanno rifiorendo
I palazzi dei Rolli
La maddalena penitente di Canova (palazzo bianco)
La veduta dei tetti dal Palazzo Rosso
I violini di Paganini
Fine dell’elenco (ma magari poi lo allungo un po’)
Il giorno dopo, domenica io e Silvia abbiamo dormito abbastanza (camminare è bello ma stanca) e non abbiamo approfittato della colazione in camera. Non fa per noi, volevamo uscire e girare un po’ per la città anche se pioveva. Abbiamo visto qualche museo e poi ci siamo ritrovati per pranzo con i nostri amici. Il tempo non era un gran che, ma siamo andati al mare a Cogoleto. E’ inutile, il mare d’inverno ha il suo fascino. Il mare era bello mosso e questo ha reso la passeggiata molto più bella, almeno per me.
Ormai era tardi e ci siamo rimessi in viaggio per Genova. Quando sono arrivato a casa mi sono accorto che avevo dimenticato il caricabatterie del cellulare in albergo (e te pareva che non lasciavo qualcosa in giro?). Comunque il giorno dopo ho telefonato e me l’hanno spedito a Modena.
Tornando da Genova mi sono letto un libro di Maurizio Maggiani: “Mi sono perso a Genova: una guida”. Forse avrei dovuto leggerlo prima. Mi premeva solo dire che è bello e che se non avete tempo di andare a Genova, be’ un po’ l’idea di Genova ve la dà. E di sicuro vi farà venire la voglia di andarci.
Tutte le volte che avevo attraversato Genova in auto avevo avuto un’impressione di caos, di disordine e la città non mi aveva fatto una buona impressione.
Assolutamente inaspettato, ma vero! Il post in cui ho messo qualche foto di 30 anni fa, sul viaggio in Jugoslavia, è stato premiato da What You Love, il blog delle passioni in movimento. Insieme a me è stata premiata anche Domitilla Ferrari, per un suo post molto più bello del mio.
Il sito mi assegna il premio come “best lover“. Ho controllato con le mie reminiscenze di inglese, con i traduttori automatici, e con persone che l’inglese lo sanno meglio di me: la traduzione è “miglior amante“. Il premio è adeguato al titolo vinto: una notte in hotel per due persone, con tanto di colazione in camera. Wow!
Mi vanterò un po’ in giro. Ma come faccio a dire a Silvia che ho vinto un premio come “miglior amante”?