San Faustino, patrono dei single

Non si finisce mai di imparare. Anche cose inutilissime, peraltro. Proprio oggi ho saputo che San Faustino non è soltanto un quartiere di Modena, ma è pure il patrono dei single. Tutti i single: quelli inquieti in cerca della propria anima gemella, quelli che si sono appena lasciati e stanno malissimo, quelli single per scelta che invece stanno bene così tenendosi alla larga da ogni legame duraturo.

Il giorno di San Faustino

Strano però che in tutti questi anni non ne abbia mai sentito parlare. Una ricerchina e ho trovato questo articolo piuttosto divertente che racconta diverse cose.

  • La festa dei single è molto recente. Pare sia stata inventata da un sito web soltanto nel 2001
  • L’inventore della festa si è limitato a prendere il primo santo trovato il 15 febbraio.
  • ‘sto tizio doveva essere piuttosto pigro e non si è neanche documentato un po’, perché pare che San Faustino sia stato uno dei santi meno single, tant’è che anche nel calendario viene sempre citato insieme al suo amico  Giovíta, compagno di vita e di martirio.

Ma pensandoci bene non c’è da stupirsi più di tanto se il santo protettore dei single è il santo più accoppiato di tutti.

Infatti se scorriamo l’elenco dei santi protettori, sono numerosi i santi ai quali è stato affidato l’incarico di proteggere proprio ciò che non sono stati in grado di proteggere quando erano in vita.  A Santa Lucia, patrona della vista, vennero cavati gli occhi.  San Biagio, protettore della gola, fu sgozzato. Sant’Erasmo, protettore dei mali all’addome, fu eviscerato. E via via, fino arrivare al bellissimo santo protettore degli ubriachi: San Noè (che proponiamo come patrono di Carpi).

 

Selvaggio a Chi?

Impariamo a guardarci dall’esterno,  per conoscerci meglio e per combattere razzismo e pregiudizi

Da quando siamo passati al digitale terrestre guardo sempre meno la televisione. In pratica la uso per guardare film (ne guardo anche troppi), qualche serie (pochine) e nei periodi giusti le partite di rugby della nazionale.

Oggi però dopo pranzo ho trovato la TV sintonizzata su Rai Scuola e stavano trasmettendo un documentario “Selvaggio a Chi?” che racconta il viaggio in Inghilterra di 5 abitanti di Tanna, isola dell’arcipelago del pacifico di Vanuatu.

Mi ha sempre affascinato l’idea di riuscire ad osservarmi dall’esterno, sia come singolo che come membro di una comunità più ampia. Come mi vedono gli altri? Quali sono i comportamenti che io giudico normali e che a qualcun altro sembrano strampalati? Penso sia un utile esercizio di ricollocamento, un’occasione anche per pensare alla scala dei propri valori, e anche alle motivazioni che danno senso alla nostra vita.  Un’altra motivazione per fare questo esercizio ce la offre Umberto Galimberti in un’intervista  sul metodo RULER di educazione emozionale.  “Il razzismo nasce proprio dall’incapacita’ di riconoscersi nell’altro, e su questo dobbiamo intervenire oggi piu’ che mai“.

Anche il documentario “Selvaggio a Chi?”, svolge la stessa funzione. Riporta le osservazioni di cinque persone con un cultura molto diversa dalla nostra e aiuta noi europei/occidentali ad osservarci dall’esterno, facendo pulizia nelle nostre abitudini e nel nostro conformismo, rendendo meno rigido il  nostro punto di vista, riducendo il nostro razzismo e avvicinarci un po’ all’essenza della nostra vita.

Beh, insomma, se avete un po’ di tempo, guardatevi “Selvaggio a Chi?”, sono sicuro che vi divertirete.

Un Piero Angela per la Giustizia

E’ di questi giorni la notizia della sospensione della pena per un minorenne che aveva dato fuoco ad un barbone, per noia.

Non tutti hanno le conoscenze per comprendere in modo pieno una scoperta scientifica, però, in nostro soccorso arriva la divulgazione scientifica, indispensabile per avvicinare la scienza alle persone comuni e in questo modo possiamo appezzare i progressi e le scoperte in campo scientifico.

Nel caso del barbone bruciato vivo e della sospensione delle pena, credo che, anche se non la vedo, ci possa essere una logica rigorosa a sostegno della decisione del giudice, una logica che magari potrei non condividere, ma che, se la vedessi, mi permetterebbe di tentare di capire il senso e le motivazioni di questa decisione.

Forse ho bisogno di un Piero Angela della giustizia.

#tenyearschallenge e il riconoscimento facciale

Avrete visto tutti, in questi giorni, passare su FB le foto in accoppiata di tanti vostri amici. Una foto attuale e una di 10 anni fa. E’ la #tenyearschallenge e magari anche voi avete già postato l’impietosa accoppiata.

E’ divertente, bisogna ammetterlo.

Però Kate O’Neill (*) una celebre esperta di tecnologia (sulla cui obiettività personalmente nutro qualche dubbio) si pone una domanda: “Rifletto su come questi dati potrebbero essere usati per addestrare algorimi di riconoscimento facciale, stima dell’età e invecchiamento?”

E questo riflessione fa riflettere anche Enrico Pitzianti su Esquire: è il caso di abboccare alle mode degli hashtag e pubblicare le proprie foto che potrebbero essere utilizzate per mille scopi diversi?

Come spesso accade la risposta non è univoca, ma porsi la domanda e decidere con cognizione non è un esercizio inutile.  L’unica risposta sbagliata, conclude Piztianti, è diffondere senza pensarci, farlo senza consapevolezza.


(*) Non Cathy O’Neil, autrice di “Armi di distruzione matematica”

La raccolta differenziata questa sconosciuta

Questa mattina, dopo aver fatto colazione con i miei soliti biscotti, butto l’incarto nella raccolta dell’indifferenziata.

Mia moglie mi guarda torvissima e mi dice

– Ehi, bello! Guarda che quella roba va nella carta.

– Nella carta ‘sta borsa – rispondo – credi che non ci abbia guardato? Ci sto attento io a ‘ste robe.

– E allora, perché la butti nell’indifferenziata?

– Perchè VA nell’indifferenziata. C’è scritto. Cristo!

– Ma figurati, ho appena controllato anch’io e va nella carta

Per mettere fine a questa inutile discussione, rovisto un po’ nel pattume, recupero l’incarto e le faccio vedere le istruzioni.

– Ah, ah – dico gongolando – vedi che ho ragione? C’è scritto: Materiale Misto C/PAP 81, Raccolta Indifferenziata. (Tiè. Nella mia testa faccio pure un gesto volgare)

– Eppure – mi dice lei – sono sicura che anche i craker che ho mangiato io hanno un’incarto simile, ma che va buttato nella carta

– Ti sembrerà a te simile, ma sarà una cosa completamente diversa! Ma porc… neanche di fronte all’evidenza.

– Ma vacci a guardare invece di fare tanto il signor so tutto io

Allora rovisto nell’altro contenitore, quello della carta, e trovo il rifiuto riciclato da mia moglie

Questa volta è lei a gongolare

– Vedi? Incarto C/PAP81. Raccolta carta. Avevo ragione io!

E quindi abbiamo ragione tutti e due e la cosa non ci piace, non va per niente bene. Queste discussioni devono finire con un vincitore. C’è qualcuno che ci può risolvere il mistero dell’incarto C/PAP81? Va nella carta o nell’indifferenziata?