Leggo questa notizia su internet: è in commercio un caschetto invisibile per ciclistiche protegge la testa e non è brutto da vedere. Interessante. Molto interessante.
Questi tipi, per esempio, indossano il “caschetto”
Leggendo l’articolo si scopre che, in realtà, è un “airbag per ciclisti” ed è prodotto da una azienda svedese la Hövding. Il costo non è proprio economico e ho anche qualche perplessità sul funzionamento? Come fa a scattare? Ci sono degli accelerometri? Se funziona con gli accelerometri, quando me lo tolgo e lo getto su una sedia, non è che parte? E una volta usato si deve buttare (sono 400 euri, mica poco) oppure si “ricarica” in qualche modo.
Comunque pur con tutte le mie perplessità, resta un’idea geniale.
Sulla pagina dove l’ho trovato c’è anche un filmato che racconta la storia di questo casco particolarissimo. E’ stato fatto da un regista del quale però riporto un altro filmato che comunque è sempre in tema: Bikes vs Cars, Biciclette contro Automobili.
Questa settimana, la rubrica delle Regole che trovate su Internazionale, riporta le regole su Facebook per i “Mi piace”.
Mettere “mi piace” a un tuo post non è bello. Soprattutto se sei l’unico.
Non dire laikare.
Un “like” sulla foto profilo di qualcuno è una forma sottile di rimorchio.
Ok, sei il “mi piace” numero cento: cosa vuoi, un premio?
Ricoprirti di like è troppo facile: un vero amico ti invita a cena
Non non le ho trovate particolarmente brillanti ed è un peccato, perché di solito lo sono. Non ho mai nè detto né letto “laikare” da nessuna parte (ci sono meno di 100 pagine che contengono questo orribile neologismo). L’unica che mi ha fatto proprio ridere è la numero 3. Un “like” sulla foto profilo di qualcuno è una forma sottile di rimorchio.
E voi quali regole pensate siano utili su Facebook, per i mi piace in particolare, o per l’uso del social network in generale?
Avevo già letto Freelander che mi era piaciuto, anche se non ero convinto fino in fondo, e volevo leggere qualche cos’altro di Jergović, perchè mi era sembrato comunque un tipo interessante. Avevo notato questo Inšallah, Madona, Inšallah, una raccolta di racconti, forse – pensavo – di più facile lettura. E così per il mio compleanno me lo sono regalato. Ma non sapevo a cosa stavo andando incontro.
Il buon Jergović, ha ripreso un genere tradizionale di musica bosniaca, le sevdalinke, ne ha scelte un certo numero e ha provato ad esplorare, usando la forma del racconto, cosa sarebbe successo se la canzone fosse stata cambiata, se ciò che era stato raccontato in in musica a versi fosse stato riprodotto raccontando una storia diversa.
Jergović definisce questa costruzione remix e ci tiene a specificare che, pur indicando per ogni racconto la sevdalinka alla base della canzone, non ha voluto riportare i testi perché il remix è sorto “dalle canzoni dalle loro esecuzioni, dalla musica dalla voce, dalla fisarmonica, dal saz… Quindi la registrazione sonora sarebbe l’unica base adeguata”.
Mai sentita una sevdalinka prima (o se l’avevo sentita non sapevo che cos’era). Tanto meno avevo idea di cosa stava parlando Jergović nelle introduzioni/spiegazioni di ogni racconto. Come fare per capire cosa stava combinando Jergović con questi remix. Mah…
Dopo aver letto i primi 4-5 racconti (sono diciannove in tutto) ero sempre più curioso di capire questa operazione.
Allora, pure consapevole dei limiti di quanto stavo facendo (non so la lingua, non conosco la cultura, sono sostanzialmente un ignorante in materia) mi sono messo a cercare su youtube le sevdalinke che hanno fornito il materiale a Jergović .
Vista la fatica che ho fatto ho pensato riportare quanto trovato in questo post, sperando che qualche altro lettore di Inšallah, Madona, Inšallah” di Miljenko Jergović possa trovare utile questa piccola ricerca.
Poco fa ho letto che Berlusconi “Dopo aver vagliato molteplici inviti, il Cavaliere si sarebbe orientato sulla scelta di Fondazione Milan, la onlus della società rossonera di cui è presidente onorario”
E allora mi è venuto in mente un racconto tratto dal un libro della fine del 1500. (possibile che in più di 400 anni non abbiamo ancora imparato niente?)
Qualche giorno fa ho avuto uno scambio di post/commenti su Facebook in merito alla notizia della bambina yemenita di 8 anni che sarebbe morta dissanguata dopo la prima notte di nozze con un quarantenne.
A usta mi sembrava una notizia poco credibile e così ho seguito a ritroso il percorso di diffusione (uno dei possibili percorsi) e ho concluso che la notizia era molto probabilmente falsa (magari in un altro articolo spiego il percorso che ho seguito per arrivare a questa conclusione, ma non ho tracciato bene il tutto). Oh, non fraintendetemi: il problema delle spose bambine è reale, ma non capisco la necessità di inventare e diffondere notizie con fonti così poco attendibili.
Comunque oggi mi sono imbattuto in un altra catena di articoli collegati ad una notizia farlocca che, sono certo, si sta già diffondendo sui social network come una pestilenza.
L’articolo riguarda le “indicibili torture praticate dai terroristi in Kenya”.
Tutto ha avuto origine da un post su Facebook. Il post è stato pubblicato sulla pagina FB dell‘UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti). Un ottimo posto per trovare diffusori in quanto, ovviamente, è frequentato da persone che con la religione non vanno molto d’accordo. (Nota: qualche giorno fa, tra l’altro, anche l’UAAR aveva ripreso senza troppe verifiche la vicenda della sposa bambina morta…)
Il primo sito della catena, quello citato dal post, è “ImolaOggi” che già conosco come sito che diffonde odio verso gli stranieri
L’articolo di ImolaOggi non fa altro che riprendere un articolo di RightsReporter.org (ci mette anche un link in fondo all’articolo). E’ un articolo in italiano, collegato a sua volta con un articolo di RightsMonitoring.org (in inglese) e se uno non ci guarda a fondo, vien da pensare che sia la traduzione di quello in inglese.
Il sito RightsMonitoring.org. (RightsMonitoring.org è citato e linkato anche da Imola oggi). Qui non ho trovato altri link. Quest”ultimo articolo della sequenza è in inglese, tuttavia non parla di islamici e a prima vista sembra “attendibile”
Dopo aver seguito la catena di link, ho cercato con who.is informazioni su rightsreporter.org. Dal whois, non si ottiene molto, perciò ho cercato qualche informazione sul sito. Ma anche il “chi siamo” non dice nulla. Mah, chissà chi c’è dietro questo sito…
Quindi ho cercato qualche info sul sito, quello in inglese, RightsMonitor.org e, sulla pagina about us, ecco cosa c’è scritto:
Rights Monitoring is a comprehensive system of monitoring human rights. The project was implemented by the Rights Reporter, Italian organization for the Defence of Human Rights, in collaboration with other activists and newspapers around the world. The articles are written by activists or come from different sources or newspaper. If you want to know more contact us
Insomma il sito in inglese, quello che sembra la fonte, invece è collegato al sito italiano; sembra che lo scopo del sito inglese sia quello consentire al sito italiano di avere una “pseudo fonte” apparentemente credibile.
Come fanno a non venire dei dubbi sull’attendibilità di certe notizie? A me vien da pensare che addirittura ci possa essere un disegno preciso, per diffondere odio razziale e religioso.