D: È ancora una fan di Vasco Rossi?
R: «Sì. Alcune sue canzoni sono bellissime».
D: Per esempio?
R: « Albachiara».
D: Un inno all’autoerotismo femminile.
R: «Macché, macché, ma cosa dice?».
D: Nella strofa finale: «Qualche volta fai pensieri strani / con una mano, una mano, ti sfiori, / tu sola dentro la stanza / e tutto il mondo fuori».
R: «Non l’avevo mai colta, non entriamo in questi dettagli, non mi rovini Albachiara».
(dall’intervista di Stefano Lorenzetto al Ministro dell’Istruzione Gelmini, apparsa su “Il Giornale” di oggi – via Peppe Liberti)
File under: uno struzzo come ministro farebbe più bella figura.
In questi giorni ritornano le polemiche sul velo, burqa e altri indumenti femminili.
In molti vorrebbero vietare questi indumenti. Io non sono d’accordo e condivido l’opinione di Carlo Gubitosa, su Mamma.am
Nel 1987 viaggio in Turchia ho visto per la prima volta una donna che si copriva integralmente.
Ecco la foto
Mentre cercavo la foto, però, mi è venuto in mente che quella non era la prima volta che vedevo una donna coperta integralmente. Mi era capitato, qualche anno prima, di visitare la chiesa di Santa Chiara, ad Assisi. E’ stato allora che ho visto una donna che aveva deciso di coprirsi integralmente: una suora di clausura.
Oggi, sull’Unità, Francesca Fornario riporta la lettera di Enrico, un militante diciottenne del PD, che non approva molto l’idea di zittire qualcuno con bordate di fischi. La lettera è ben argomentata e offre più di uno spunto di riflessione. Il succo di quel che dice Enrico forse sta in questo passaggio.
Ho sempre fatto parlare tutti, anche chi diceva stronzate. Al massimo gli ho consigliato di tacere, ma non ho mai prevaricato nessuno. […] Non li ho mai zittiti, non ho mai parlato più forte. Ho sempre aspettato il mio turno, poi ho parlato e li ho demoliti. Punto per punto, ho spiegato loro cosa non funzionava nel loro ragionamento. Io faccio sempre così: li ascolto, e poi smonto le loro convinzioni. Li zittisco con la forza delle argomentazioni.
Ottimo e condivisibile è la prima cosa che mi viene in mente. Ma c’è qualcosa che non va. Non sono convinto del tutto.
Apro una parentesi. Il PD si è dato un gran daffare per modificare per il bipolarismo per ottenere leggi elettorali in grado di elminare le voci “dissidenti”, per avere l’egemonia dell’opposizione a Sinistra. Mi pare giusto ricordare che il democratico Veltroni, all’indomani della scomparsa dei partiti comunisti al governo, festeggiava. E poi, insieme a Berlusconi, ha pure introdotto la soglia di sbarramento alle europee per togliere qualsiasi rappresentanza a chi, a sinistra, poteva avere qualcosa di scomodo da dire. Evidentemente nel PD, preferiscono ascoltare Schifani piuttosto che un comunista… Chiusa parentesi.
Torniamo a Enrico che dice: “Li zittisco con la forza delle argomentazioni“.
Che belle parole… però voglio raccontarvi questo aneddoto che mi piace molto.
Aneddoto
Tempo fa un mio amico sosteneva che se una persona avesse avuto a disposizione dati affidabili e avesse sviluppato un ragionamento logico, avrebbe ottenuto ragione in qualsiasi discussione.
Ne parlò con collega di lavoro che lo ascoltò attentamente e disse: “Argomento molto interessante, mi piacerebbe parlarne in modo più approfondito. Ma devo scappare, perché ormai sono le 5 e mezza e devo andare a casa“.
Il mio amico, guardò l’orologio e disse: “Ti sbagli, abbiamo tempo, perchè sono le 4 e mezza“.
Il collega replico: “No, sono le 5 e mezza”.
Si girò e se ne andò, lasciando il mio amico a guardare l’orologio.
Ecco. Prova a discutere con un mafioso o con un leghista o con un seguace dei Berlusconi, con un fanatico religioso, o con lo Sgarbi di turno, con Ferrara quando vuole demolirti o con un prepotente che non ci pensa due volte a menarti. Ti troverai spesso a fissare inutilmente l’ora esatta.
Ben vengano i fischi, allora.
Non li ho mai zittiti, non ho mai parlato più forte. Ho sempre aspettato il mio turno, poi ho parlato e li ho demoliti. Punto per punto, ho spiegato loro cosa non funzionava nel loro ragionamento. Io faccio sempre così: li ascolto, e poi smonto le loro convinzioni. Li zittisco con la forza delle argomentazioni.
Mentre ero in ferie, Vito Mancuso si è interrogato sull’opportunità di pubblicare con Mondadori o meno. Si è aperto il dibattito. Molti hanno risposto. Tra loro uno sferzante Marco Travaglio, che evidenzia il ritardo di Mancuso nel porsi il quesito e la mancanza del conseguente passo successivo (smettere di pubblicare) e un’opportunista Mauro Corona, che agitando lo spettro della fame giustifica la sua scelta di pubblicare per Berlusconi (solo che, quando ancora non era famoso pubblicava per uno sconosciuto editore di libri di Montagna, mentre oggi – che di sicuro non soffre la fame, ha scelto Mondadori…
Facendo seguito a queste discussioni, il mio amico Angelo Volpe, ha deciso di boicottare la Mondadori e di non comprare più libri di questa casa editrice. Tra i commenti noto che anche Franco, altro amico, ha fatto la stessa scelta.
Io ho sempre ritenuto il boicottaggio una bella forma di “lotta” e mi sono posto la stessa domanda, ma sono arrivato ad un’altra conclusione.
Infatti, è molto diversa la posizione di un lettore rispetto a quella di un autore.
Un autore, se non vuole farsi pubblicare da Mondadori, può cercare di farsi pubbblicare da un altro editore. Non è facile e sempre ci riesce, specialmente se si tratta di autori esordienti. E’ una scelta che costa moltissimo, in termini economici, di notorietà, di gratificazione personale. Ma, per l’autore è una scelta libera tra diverse alternative.
Anche Roberto Saviano prima di pubblicare Gomorra con Mondadori ci avrà sicuramente pensato parecchio. E poi l’ha fatto. (Credo abbia fatto bene: avrà reso un po’ più ricco Berlusconi, in modo assolutamente irrilevante per B., ma con Mondadori ha avuto un’occasione unica per diffondere il suo libro e ciò che aveva da raccontare, e l’ha sfruttata. Il “saldo” per la società civile è nettamente positivo)
Diverso, dicevo, è tentare di estendere lo stesso ragionamento al lettore. A differenza dell’autore, il lettore non ha scelta: se vuole sapere cos’ha scritto Saviano nel suo libro Gomorra, DEVE comprare un libro di Mondadori. Oppure può rimanere nell’ignoranza, procurando un danno a se stesso, impatto irrilevante su Berlusconi.
Penso sia una posizione un po’ autolesionista e di nessuna utilità pratica, perciò continuerò a comprare libri di Mondadori (e di Einaudi, che ha la fama di essere di sinistra ma è posseduta da Mondadori e quindi pure Einaudi porta lauti guadagni a Berlusconi)
E’ molto diversa la posizione di un lettore rispetto a quella di un autore. Un autore, se non vuole farsi pubblicare da Mondadori, può cercare di farsi pubbblicare da un altro editore. Non sempre ci si riesce, specialmente se si tratta di autori esordienti. Anche Saviano ci avrà sicuramente pensato, prima di pubblicare Gomorra con Mondadori. Credo che abbia fatto bene. Avrà reso un po’ più ricco Berlusconi (in modo assolutamente irrilevante per B.) ma con Mondadori ha avuto un’opportunità unica di diffondere il suo libro e ciò che aveva da raccontare, e l’ha sfruttata.
Diverso dicevo è il discorso del lettore. Il lettore non ha scelta: se vuole sapere cos’ha scritto Saviano nel suo libro Gomorra, DEVE comprare un libro di Mondadori. Oppure può rimanere nell’ignoranza.
Grande danno a se stessi, impatto irrilevante su Berlusconi. Penso sia una posizione un po’ autolesionista e ingenua.
Ieri sera mi sono guardato “La grande strada azzurra”, un film del 1957 di Gillo Pontecorvo. Racconta la storia di un pescatore (Squarciò, Yves Montand) che usa un metodo di pesca poco ortodosso: l’esplosivo. Era lì da tanto tempo e avevo letto qualche riassunto senza capire neppure l’ambientazione. In alcuni siti c’è scritto che Squarciò è un pescatore siciliano, in altri sardo, in altri ancora greco. Invece è dalmata. I paesaggi sono stupendi e sono quelli della costa Dalmata (Canale dela Malacca principalmente).
Il pescatore ha ottimi rapporti con gli altri pescatori che lavorano usando metodi legali e, tutto sommato, buoni rapporti anche con i tutori dell’ordine. Tutto viene messo in crisi da due episodi: l’arrivo di un nuovo finanziere dotato di barca piuttosto potente, e in grado di beccarlo in flagrante, e un paio di incidenti con l’esplosivo che accadono al fidanzato della figlia (a sua volta costretto a maneggiare gli esplosivi per la chiusura della cava in cui lavorava) e ad un vecchio “bombarolo” incapace di adattarsi ad altri metodi di pesca.
C’è un po’ di tutto, rapporti familiari (fantastico il rapporto di Squarciò con i figli, due maschi e una femmina), con gli altri pescatori, con il proprietario del frigorifero, con i finanzieri…. uno spaccato sociale reso molto bene. L’individualismo e contemporaneamente la generosita’ di Squarciò. Generosità che viene messa in crisi, non appena subentrano le difficoltà economiche.
Insomma un bel film con splendidi attori. Oltre a Yves Montand, nel ruolo del protagonista, c’è Alida Valli, i due figli piccoli di Squarciò, teneri e struggenti, e – ad un certo punto – nelle vesti di uno spasimante della figlia di Squarciò vedo spuntare Mario Girotti. Con questo nome non è molto conosciuto, mentre tutti ricordano il suo nome d’arte Terence Hill…