“Acqua in bocca” di Camilleri e Lucarelli. Una presa in giro. Avevo comprato l’ultimo successo dello scrittore siciliano e del grande esperto dei misteri perchè mi aspettavo che, dalla penna dei due ottimi scrittori, uscisse qualcosa di eccezionale. Fin dalle prime pagine mi sono reso conto che mi trovavo di fronte ad una turlupinatura. Un libercolo di centopagine scarse, pieno di fotografie. Una storia insulsa e a tratti inverosimile se non incomprensibile. Oltre tutto una storia del tutto irrealistica. La manovra economica è evidente. Mi dispiace più per Camilleri che, attraverso il Montalbano scritto e visto, ho imparato ad apprezzare. Peccato, sarà per un’altra volta.
Foto della serie “Modena rasoterra”.
Foto della serie “Modena rasoterra”.
Foto della serie “Croste”
Foto della serie “Croste”
70 a 68. Un mito
Non parlerò di quei 23 che hanno fatto fare all’Italia forse la sua più brutta figura nel campo dello sport. Meritano solo di essere dimenticati.
Parlerò invece di quei due eccezionali sportivi, un americano e un francese, che in tempi come i nostri, fin troppo concreti, hanno compiuto un’impresa mitica. Complice il regolamento un po’ retrò di Wimbledon, che non prevede il Tie breack (?) al 5.o set, i due si sono presi a sportellate in forma di “servizi”, arrivando a giocare per ben 12 ore. E nessuno dei due ha mai mollato, nessuno dei due ha sbattuto per terra la racchetta, mandando al diavolo lei, l’avversario, l’arbitro e il pubblico in nome del sollievo dalla stanchezza infinita che lo attanagliava. E così, novelli Achille ed Ettore, hanno continuato a giocare per ore, ore ed ore, senza mai flettere il proprio rendimento nella battuta. Dal 25 pari esistevano, praticamente, solo i servizi. Specialmente Isner, l’americano che poi ha vinto, era immobile sulle gambe e se il francese riusciva a rispondere, per lui il punto era assicurato. Ma Isner aveva ancora tanta concentrazione da sparare dei servizi incredibili e imprendibili. Dal 50 pari in su il fisico non ha contato più nulla. Ha contato solo la volontà non tanto, credo, di vincere ma quella di non far finire, per propria colpa un accadimento che è giustamente entrato nel mito del tennis e dello sport in generale. Alla fine ha vinto Isner, ma questo è solo un dettaglio. Entrambi i giocatori, infatti, sono nella storia per aver giocato senz’altro la partita di tennis più lunga della storia, ma forse anche la più bella.
Tre buone ragioni perché Chabal doveva stare zitto
Dopo la vergognosa figuraccia del calcio francese ai mondiali, ci ha pensato Sébastien Chabal, avanti della nazionale di Lièvremont, a debordare.
Chabal ha accusato i calciatori di non “avere rispettato la storia e la gloria della maglia che indossavano”.
Chabal si doveva stare ben zitto. Ed ecco i perché:
1. quasi tutti i giocatori della nazionale di calcio transalpina sono al momento extra-comunitari naturalizzati, o di origini tali, figli di razzismo, sofferenza e ghettizzazioni delle banlieues quindi senza un senso di appartenenza ad un paese che anzi nel corso della storia li ha sfruttati e maltrattati, e così anche con i loro padri e avi, e che indossano quindi quella maglia solo per convenienza economica;
2. lo stesso Chabal diverse volte nei Terzi Tempi, e anche dopo di essi, si è ubriacato provocando gli avversari e menando le mani e quindi disonorando il codice deontologico del giocatore di rugby union, a maggior ragione trattandosi di un palcoscenico internazionale;
3. Chabal crede che gli istinti primordiali di chi gioca a calcio siano conciliabili con la mentalità del nostro Union Code.
Lasciamo il calcio e la sua eterna stupidità ed ignoranza a loro stessi.
Play Up…the Union Code!!!
Giampaolo