Quando pubblichiamo qualcosa su Facebook (ma vale anche per gli altri social network) sappiamo tutti che lo stiamo “regalando” alla società proprietaria del network. Quello che era nostro smette immediatamente di esserlo, decade rapidamente, recuperarlo diventa difficile, a volte perfino scompare. Lo sappiamo, ma facciamo finta di non ricordarcelo perché siamo pigri e ci fa comodo: pubblicare nei social è molto, molto più facile ed immediato che pubblicare in un sito anche se semplice come un blog…
E fin qui passi, ma la società di Zuckerberg non soltanto mette le mani sui nostri contenuti, ma possiede e controlla la nostra rete sociale, o per meglio dire, la versione “virtuale” della nostra rete sociale e tutte le interazioni che da questa si creano.
Facebook sa chi sono i nostri amici, sa quanto sono attivi, e sa come reagiscono ai nostri post e commenti, se hanno apprezzato o no quello che abbiamo scritto. Sa tutto di noi e dei nostri amici: chi frequentiamo, per quanto tempo, con chi chattiamo. Sapendo tutto questo un social come Facebook può facilmente “guidarci” nelle relazioni con i membri della nostra rete sociale. Lo fa già decidendo cosa dobbiamo vedere e cosa no navigando fin dal momento in cui apriamo la home di Facebook.
Ma Facebook può anche arrivare a decidere di farci scomparire totalmente per i motivi più stampalati. A volte su segnalazione di qualcuno, altre volte su base algoritmica. Di solito non ci si pensa. Forse solo se siamo stati bloccati da Facebook abbiamo avuto modo di percepire concretamente il fatto che la rete sociale su Facebook in realtà non è nostra, non ci appartiene. Non abbiamo nessun controllo su di essa e se Facebook decide smettiamo pure di farne parte, quasi una galera o anche una morte virtuale.
Perciò, per il 2019, ho deciso di mettere in pratica anche per me stesso il consiglio che dò sempre ai miei clienti, quello di non usare Facebook e gli altri social il meno possibile come strumento pubblicazione e di sfruttare la sua potenza solo per amplificare il mio contenuto, sempre che mi interessi amplificarlo. Questo contenuto, per essere reamente mio, deve risiedere su qualcosa di mia proprietà, qualcosa di cui si abbia il pieno controllo: il mio sito. Sarà comunque disponibile a tutti, ma sarà ridotto il potere di società commerciali esterne di decidere cosa far vedere o no e per quanto tempo.
È perciò importante cominciare a dedicare più tempo per rafforzare online quello che possiamo controllare, quello che è “nostro”: il nostro sito. Se non ce l’abbiamo, creiamolo. Non limitiamoci ad esistere soltanto nei social network. I social network cercano di sfruttare noi? E noi rispondiamo cercando di sfruttarli senza appoggiarci troppo ad essi: creiamo e partecipiaamo conversazioni, usiamoli come cassa di risonanza o per seguire (in parte) il flusso di informazioni. Ma i contenuti che più ci interessano cerchiamo di collocarli su servizi che possiamo controllare il più possibile.
Lo so, non è un granché. È un piccolo passo, un granello di liberazione, ma – anche se i social network cercano di intrappolarci nelle loro grinfie – dobbiamo farlo.
Prima o poi, ne sono certo, arriverà un nuovo paradigma in grado di rivoluzionare Internet ancora una volta, come a suo tempo è avvenuto con l’arrivo del web. Non esisteranno solo i gestori di domini e di posta elettronica, non ci saranno soltanto i provider di connettività (possibilmente neutri) e i servizi di hosting di pagine e siti, ma nasceranno anche fornitori neutri che daranno a tutti servizi come la gestione dell’identità, della riservatezza e anche il servizio di “hosting della rete sociale“.
Nell’attesa, un buon proposito per il 2019 sarà quello di pubblicare i propri contenuti collocandoli per quanto possibile sulle pagine web del proprio sito.