A volte vengo preso da dei rigurgiti di ignoranza.
Capita molto spesso quando, per esempio, i figli ti chiedono un aiuto a scuola. Fino alle elementari e alle medie ancora ancora, ma alle superiori… una tragedia.
Papà, come si risolve questa equazione? Papà, ma il neoclassicismo quando è iniziato? Papà, non riesco a risolvere questo integrale, mi dai una mano? Mi spieghi la differenza tra present simple, present perfect e present continuous?
Cacchio! Eppure, quasi sempre, si tratta di cose che ho studiato anch’io, che sapevo a menadito, che mi facevano sentire sicuro del mio sapere, ma che ho dimenticato. A volte, si tratta di cose che uso ancora, ma solo in pratica, e mi accorgo di aver dimenticato si substrato teorico, le definizioni.
E allora ecco che arriva il rigurgito di ignoranza. Lo stomaco si contrae, la bocca diventa acida, le parole si impasatno tra loro, si balbettano scuse. Uno si sente una merdaccia e si dispera per aver buttato una conoscenza già acquisita e padroneggiata e allora, come dal rigurgito di vomito arriva il proposito di ingozzarsi di meno, dal rigurgito di ignoranza arriva il proposito di riprendere in mano i libri e ristudiare qualcosa.
Se questo qualcosa da ristudiare ha poi un’utilità pratica per il Giovanni che sono adesso e non solo per l’orgoglio ferito del bravo studente di 30 anni fa, allora lo stimolo diventa fortissimo.
E’ quello che mi è successo quando ho visto il titolo di questo libro: La matematica dei social network. Una introduzione alla teoria dei grafi. Forte!, ho pensato, visto che per lavoro mi occupo di promozione su Internet, di produzione di contenuti per siti e social network, riprendere in mano qualche cosa di teorico certamente male non fa. E già mi immaginavo a dedicare un po’ del mio tempo per rispolverare qualche vecchia conoscenze, per apprendere qualcosa di nuovo, motivato non dall’esito di un esame, ma da qualcosa di più concreto.
Così, molto fiducioso, sono andato in libreria e ho chiesto se avevano il libro. Ce l’avevano. Come mia abitudine non l’ho comprato a scatola chiusa, ma l’ho sfogliato e ho cercato di immaginare la sua reale utilità. Il metodo più efficace che conosco è quello di guardare l’indice. Dall’indice, dalla struttura di un libro, si capiscono molte cose.
Perciò cerco l’indice – questo libro ce l’ha, è già una buona partenza – e cerco di capire in che modo quanto trattato nel libro può avere una ripercussione pratica diretta sul mio lavoro.
Argh, amara sorpresa! Si parla di isomeri chimici, di percorsi minimi (i famosi ponti di Koenigsberg), di grafi, di sudoku, di colorazione di mappe… ma di social network neanche l’ombra, tranne che nel titolo e nell’ultima di copertina.
Ma come? Un libro che si intitola La matematica dei social network praticamente NON parla di social network, di Facebook, di Twitter… ma com’è possibile?
Possibile che il matematico autore, Peter M. Higgins, abbia voluto sfruttare la parola del momento, social network, per vendere qualche copia in più?
Mi sembra strano. I matematici sono persone serie, di solito. E quindi?
Vado a controllare. Il titolo originale del libro è: Nets, Puzzles, and Postmen: An Exploration of Mathematical Connections, di social network neanche l’ombra. E il libro è pure di tre anni fa…
Insomma, è stato l’editore, Dedalo Edizioni, a cercare di sfruttare il momento felice dei social network per aumentare un po’ le vendite di questo libro.
Dedalo! Ma vaffanculo, va!