Basta intendersi. Per me, uno che “non gliene po’ frega’ dde meno” è “di destra”. O per meglio dire, il menefreghismo è un comportamento che a me viene a posizionare “a destra”.
Ma classificare le persone invece dei comportamenti non è altrettanto semplice, e neppure necessario. Uno può essere “di destra” per quanto riguarda il suo rapporto con le forze dell’ordine e “di sinistra” per quanto riguarda la politica fiscale. O “di sinistra” per quanto riguarda i diritti dei lavoratori, ma “di destra” per quanto riguarda i diritti degli omosessuali. Dire “sei di destra” o “di sinistra” è una semplificazione che mal si adatta alle persone e alla complessità che ognuno di noi porta con sè.
“L’Umbria era una regione rossa come l’Emilia Romagna, la Toscana e le Marche e oggi è diventata tutta verde, cioè leghista. Il crollo non è tanto di voti quanto di potere: “Se, sia pure un po’ arbitrariamente, sommiamo le forze che allora potevano essere attribuite all’area della sinistra (Pci, Psi, Psiup, Psdi) troviamo a loro favore il 60% e oltre dei voti validi. Dopo la scomparsa di queste forze il centrosinistra e la sinistra (Pds, Rifondazione, Ulivo, Pd) ottengono insieme tra il 58 e il 63% dei voti validi nelle elezioni che vanno dal 1995 al 2010”.
Nel 1986 The Guardian fece un video pubblicitario in cui la stessa scena era stata girata come se fosse stata osservata da tre persone situate in posizioni differenti: i primi due collocati in basso, un po’ ravvicinati e il terzo dall’alto, più allargato.
La scena era sempre la stessa, ma se fosse stato chiesto ai tre osservatori di raccontarla, sarebbero nate tre storie diverse.
Lo spot terminava dicendo: “solo quando avete l’immagine intera potete capire pienamente quel che succede” (e quello ovviamente era il punto di vista di The Guardian)
Ecco in questo periodo post elettorale, dopo l’ennesima batosta delle formazioni che compongono lo straordinario e variegato universo della Sinistra, sta per partire una nuova fase di attribuzione reciproca di colpe, seguita dall’esternazione di ricette miracolose per risollevare le sorti della sinistra e perciò anche quelle del paese.
Una fase in cui tutti nutrono poche speranze, molti sentono la necessità di proporre e fare qualcosa, ma la confusione è tanta (e la situazione è tutt’altro che eccellente) e il risultato potrebbe essere il ripetersi e l’incancrenirsi di copioni già viste: insulti, illazioni, distruzione di percorsi appena iniziati, nascita di qualche nuovo nanopartito che come in una bella favola, supererà tutte le prove e libererà la principessa.
Oggi crediamo tutti di trovarci nel miglior posto di osservazione, di avere una visione ampia e privilegiata, ma invece siamo tutti intrappolati nel nostro punto di vista. Ci siamo finiti un po’ per caso e un po’ per scelta, ma ci siamo affezionati. Pensiamo sia quello più giusto e più corretto possibile. Anzi, talvolta pensiamo che ciò che abbiamo osservato sia addirittura “la Verità”, ne facciamo una questione di principo e siamo disposti a batterci e a sacrificare tutto per lei, per la verità.
Capita a tutti non è grave, ma questo è un momento difficile per la sinistra, dovremmo tutti fare uno sforzo per ridurre l’aggressività e aumentare la disponibilità al dialogo.
Può aiutare il dialogo pensare che il nostro punto di vista non sia così speciale e che potrebbe addirittura essere limitato o sbagliato, e pensare che se qualcun altro sta raccontando una storia diversa dalla nostra, non lo stia facendo soltanto per ingannarci, ma che abbia visto quel che abbiamo visto noi, ma da un’altra posizione, da un altro punto di vista.
Dobbiamo tutti essere pronti a fare un passo indietro. Chissà, magari cambiando la nostra visuale, potrebbe anche capitarci di vedere meglio.